TTIP Privacy

L’ATTACCO ALLA PRIVACY E ALLE LIBERTA’ DIGITALI

Il TTIP tra Unione Europea e USA si pone l’obiettivo di abbassare le barriere non tariffarie che ostacolano i profitti commerciali delle multinazionali. Barriere tarrifarie sono ad esempio il costo del lavoro e quello di un vero Welfare State, i diritti sociali e le leggi che ordinano la loro tutela nei differenti Paesi, vengono prese di mira perché possono minare lo strapotere economico e politico delle grandi imprese

Le norme di tutela della privacy online e la libertà digitale nell’utilizzo della rete internet sono due delle “barriere non tariffarie” messe al centro del TTIP perché scomode agli interessi delle multinazionali.
Per quanto riguarda la privacy la conseguenza che la conclusione dei trattati UE USA comporterebbe è essenzialmente la creazione di una “back door”, una scorciatoia d’accesso ai nostri dati privati per i poteri politici ed economici. Poiché le leggi italiane in materia sono più sicure di quelle americane, l’obiettivo del trattato è un livellamento verso il basso delle tutele della privacy europee per garantire più alte possibilità di utilizzo dei nostri dati da parte di aziende, servizi di e-commerce e grandi corporation e affini (pensiamo a fb, indirizzi mail, informazioni relative ai nostri lifestyle e altre info utilizzabili a fini commerciali).

Il problema sicurezza dei dati privati è serio e va affrontato politicamente: la violazione della privacy rischia di diventare infatti legale e ordinaria. Il recente scandalo Datagate ha reso nota la linea degli Stati Uniti in materia: bassissime regole che hanno permesso le intercettazioni telefoniche dell’intelligence americana e il loro libero accesso ai nostri dati tramite i server di colossal come Google, Yahoo, Facebook, Apple e Youtube. Lo scandalo non ha soltanto portato alla ribalta il tema della sicurezza dei dati ma ha anche probabilmente evidenziato a cosa possano portare le “regole del libero mercato americano”. Così come gli americani hanno protestato contro lo “spionaggio” di FBI e della NSA, in Europa è necessario mobilitarsi perché i nostri dati e la nostra privacy non vengano svenduti, scavalcando la sovranità popolare e le istituzioni democratiche sia europee che nazionali.

Per quanto riguarda invece la libertà digitale col trattano si vogliono rendere più severi i controlli e le pene per chi diffonde materiale coperto da copyright in rete. Siti di streaming, download gratuiti di musica e prodotti culturali, sistemi di clouding e file sharing entreranno nel mirino di chi è interessato a contrastare l’utilizzo open del web.
Se si considera il fatto che la libera diffusione di codici sorgente e dei protocolli è proprio all’origine della nascita del web quanto dei sistemi operativi, ci si renderà conto di quanto il copyright, oggi, sia diventato strumentale alla difesa di grossi poteri economici e incurante della qualità dei sistemi e dei contenuti diffusi. Una minaccia per la libertà d’informazione e per i saperi liberi, così come per la nostra libertà digitale. Ciò che in genere viene additato d’essere pirateria spesso non è altro infatti che un utilizzo libero e consapevole della rete come strumenti di diffusione di conoscenza fuori dalle logiche di mercato.
L’ACTA ( Anti-Counterfeiting Trade Agreement), negoziato internazionale sulla proprietà intellettuale e le misure di contrasto alla pirateria, è stato fermato nel 2010 dalle mobilitazioni in difesa della libertà d’espressione online che costrinsero i governi a stoppare le trattative. Oggi quegli stessi provvedimenti rischiano di rientrare dalla finestra col TTIP, senza esse toccati da nessuna discussione democratica.

STOP TTIP perché: Ciò che l’ACTA prima e il TTIP ora comporterebbero ad esempio in italia è uno strapotere dell’AGCOM, autorità nazionale di controllo sulle telecomunicazioni; da un lato si concederebbe più autonomia all’agenzia, dall’altro, aumentando normativamente le responsabilità attribuite ai fornitori di servizi Internet rispetto ai contenuti e alle attività degli utenti, li si spingerebbe a violare la privacy degli utenti per evitare ritorsioni giuridiche e penali da parte delle autorità. Il regolamento AGCOM di Marzo 2014 va’ già in questa direzione: rende illegali utilizzi giusti della rete. In questo modo si stanno mettendo la legge e gli strumenti giudiziari al servizio delle multinazionali, si criminalizza la libertà nell’uso della rete ma senza porsi il problema di quale sia un uso intelligente e giusto di questa.

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