«Siamo ormai in una situazione totalmente orwelliana: i bombardamenti sono detti “missioni di pace”, le distruzioni dei diritti sono dette “riforme”, la dittatura dei mercati è detta “democrazia”, e la devastazione della cultura e della scuola da parte del governo Renzi è detta “la buona scuola”» (Diego Fusaro)
Non si era ancora sentito un presidente del Consiglio usare insieme l’arma del ricatto e della repressione con tanta disinvoltura (lo si era capito alla Fiat con il signor Marchionne e gli imprenditori che volevano cancellare l’articolo 18 e lo Statuto dei lavoratori). Il signor Renzi non sopporta i contestatori e se necessario è pronto a usare la forza (lo si era vista con i metalmeccanici a Roma ma lì c’era Landini e la cosa non ando’ oltre), nel caso della scuola ha anche deciso di usare pesantemente l’arma del ricatto collettivo.
Dà i numeri continuamente e tutti sanno che le cifre di assunzioni sparate all’inizio non sono veritiere, ma quel che è peggio è che è deciso, per conto dei poteri che contano (mercati finanziari, Confindustria, banche, multinazionali), a cambiare il volto della scuola italiana da scuola democratica di tutti aperta a tutti ad una scuola a più velocità con corsie preferenziali per chi ha soldi e corsie periferiche e di basso livello per chi non è meritevole (vale a dire chi non ha le risorse socio-economiche necessarie) e chi è considerato come problematico e pericoloso (chi ha difficoltà di apprendimento e resiste alla normalizzazione funzionale all’economia).
Il progetto nella sua sostanza neoliberista e antidemocratico è ideologicamente chiaro nella forma e si accompagna dall’arroganza del potere e da una concezione, oltre che neoliberista, autoritaria del governo. Fa anche impressione vedere la festa che porta ancora il nome del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, morto nelle carceri fascista (per favore non offendete più il grande antifascista e dirigente comunista e togliete il nome Unità dalle vostre feste!) dovere difendersi dalla città di Bologna e da cittadini che la contestano per la presenza del piccolo apprendista stregone del governo neoautoritario. Crediamo che la scuola e gli insegnanti devono sapere da oggi che questi signori ben spalleggiati, per adesso, faranno passare il progetto (il governo ha conservato tredici deleghe per sé, in puro stile democratico!) reazionario sulla scuola.
La vera partita si giocherà nella resistenza di insegnanti, educatori, studenti e genitori nel prendere in mano il loro futuro e nel trasformare la loro lotta in una Agorà pedagogica collettiva permanente che interpella tutta la società sul futuro della Scuola della Repubblica come bene comune e fondamento della nostra democrazia. Questo è il tempo di resistere, di non piegare la testa, di restare uniti.
Alain Goussot è docente di pedagogia speciale presso l’Università di Bologna. Pedagogista, educatore, filosofo e storico, collaboratore di diverse riviste, attento alle problematiche dell’educazione e del suo rapporto con la dimensione etico-politica, privilegia un approccio interdisciplinare (pedagogia, sociologia, antropologia, psicologia e storia). Ha pubblicato: La scuola nella vita. Il pensiero pedagogico di Ovide Decroly (Erickson); Epistemologia, tappe costitutive e metodi della pedagogia speciale (Aracneeditrice); L’approccio transculturale di Georges Devereux (Aracneeditrice); Bambini «stranieri» con bisogni speciali (Aracneeditrice); Pedagogie dell’uguaglianza (Edizioni del Rosone). Il suo ultimo libro è L’Educazione Nuova per una scuola inclusiva (Edizioni del Rosone)
fonte: comune-info.net