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sacchetti fai da te

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Qualsiasi cittadino, leggendo la lettera del Comune di Ponsacco sulle nuove disposizioni per il Servizio Porta a Porta di ritiro e smaltimento dei Rifiuti, ne trae un’ impressione positiva: si riducono i costi della bolletta, quindi risparmio in primis e la Comunità tutta.

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Analizzando più attentamente il testo,viene spontaneo chiedersi:
visto che il Comune non dovrà più comprare le buste, confezionarle, consegnare i kit, censirci, quale sarà l’ entità della riduzione che verrà applicata sulle attuali tariffe?
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Non crea confusione affermare che ognuno potrà comprare i sacchi dove ritiene più opportuno ed ed al prezzo più conveniente, imponendo poi caratteristiche tecniche, sui vari sacchi necessari, difficilmente verificabili al momento dell’ acquisto, con lo spauracchio di subire incolpevolmente sanzioni amministrative?

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Pensando al tempo che ogni singolo cittadino dovrà dedicare all’ acquisto dei sacchetti con relativi costi degli spostamenti, esborso immediato di denaro e con prezzi sicuramente superiori a quelli che il Comune otterrebbe comprando direttamente dalle Aziende produttrici, il costo di dover tenere una scorta presso il proprio domicilio, sorge spontaneo chiedersi:

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Il singolo cittadino sta risparmiando?
La Comunità sta risparmiando?

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Il Comune dovrebbe tempestivamente informare quando e di quanto abbasserà le attuali tariffe; in caso contrario la spesa lieviterà in modo incontrollabile.

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P.S.: leggete bene!

MAL D’ARIA

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Il tema dei cambiamenti climatici rientra negli interessi di molti paesi, in quanto dalle variazioni del clima conseguono trasformazioni delle attività umane e dell’assetto del territorio. Pertanto, da diversi decenni, la maggior parte dei paesi industrializzati ha accettato di autoregolamentarsi e di stipulare accordi diretti a frenare gli effetti diretti ed indiretti che il clima può produrre sull’ambiente, la salute umana e l’economia. Oggi, infatti, la maggior parte degli Stati mondiali, prevalentemente quelli a forte industrializzazione hanno tutto l’interesse a che siano attuati interventi di sostegno alla ricerca, sia favorita la diffusione e la circolazione delle informazioni, ma anche l’utilizzo di processi e produzioni sostenibili, per poter così ridurre in modo significativo i condizionamenti del clima, ed evitare un danno all’ecosistema che potrebbe essere irreparabile.

Così, nell’esigenza di sostenere gli interessi di sicurezza e tutela ambientale l’Unione europea ha fatto ricorso ad una serie indefinita di atti e disposizioni, emanate in seguito alla Strategia Tematica sull’Inquinamento Atmosferico contenuta nella Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo del 21 settembre 2005, che è una delle sette strategie tematiche previste dal Sesto Programma d’azione per l’ambiente del 2002, ed è la prima strategia ad essere stata formalmente adottata dalla Commissione.

Trattasi di una strategia nata in seguito alle ricerche effettuate nell’ambito del programma «Aria pulita per l’Europa » (Clean Air For Europe — CAFE) e dei programmi quadro di ricerca successivi, condotti con lo scopo di « raggiungere livelli di qualità dell’aria che non comportino rischi o impatti negativi significativi per la salute umana e per l’ambiente », e quindi per l’esigenza di affrontare le conseguenze negative generate dall’inquinamento atmosferico, che dovrebbero essere arginate entro il 2020.

A quanto sembra però, l’inquinamento dell’aria con emissioni maleodoranti soffre di una percezione distorta del problema da parte della popolazione, nel senso che il “puzzo” è considerato dai cittadini l’ultimo dei problemi ambientali.

Non facendo (la popolazione) pressione sistematica sul mondo della politica, lascia la salubrità dell’aria nelle mani dei tecnici a livello locale, per i quali la legislazione ambientale rappresenta un costo.

Negli studi promossi per il monitoraggio dell’inquinamento olfattivo si è passati dallo studio della “Misura della concentrazione di odore mediante olfattometria dinamica: valutazione delle modalità di prelievo e conservazione dei campioni” (Relatori Prof. Leonardo Tognotti e Dott. Fabio Di Francesco), correva l’anno 2003/2004, allo “Sviluppo di una metodologia integrata per la valutazione della molestia olfattiva. Applicazione al caso della discarica di Legoli, Comune di Peccioli (PI)“, (Relatori Prof. Leonardo Tognotti, Dott. Fabio Di Francesco, Dott. Carlo Grassi), correva l’anno 2004/2005.

Quindi, che cosa si può dire a riguardo della costruzione delle discariche? Come si può non inquinare l’aria, dal punto divista “meramente” olfattivo, cioè quel bene pubblico per eccellenza, gratuito e liberamente accessibile? Ed è una puerile tautologia sostenere che il crescente interesse dell’uomo “verso la qualità dell’ambiente e della vita ha portato a riconoscere gli odori molesti come inquinanti atmosferici a tutti gli effetti” perchè l’odore o, piuttosto e meglio, la percezione olfattiva individuale, ha costituito per la specie umana il suo strumento salvifico. L’uomo guidato dall’odorato si accoppia, si nutre, si disfa dei cadaveri della sua specie ed altre specie, e se non può, li sottopone a trattamenti per prevenirne lanaturale alterazione.

Eppure chi avrebbe mai detto che “Sebbene all’impatto olfattivo di sorgenti connesse con attività di gestione dei rifiuti non sia quasi mai associato un reale rischio tossicologico-sanitario, sia per la natura raramente pericolosa degli odoranti che per le concentrazioni generalmente molto basse, nell’immaginario collettivo, ai cattivi odori si associano spesso condizioni di “non salubrità” dell’aria” tra le due, cioè che sebbene l’odore prodotto dalle dicariche non sia indice di un reale rischio tossicologico-sanitario, nè di insalubrità dell’aria, il male minore sarebbe stato un’apertura di credito alla loro indiscriminata costruzione. Ed infatti se facciamo una chiosa a margine della mappa del nostro territorio, un fazzoletto di terra di 20 kmq, delimitato dai comuni di Peccioli, Terricciola e Pontedera, registriamo un primato di 4 discariche. Insomma, per continuare sul profilo colto delle citazioni bibliografiche, non possiamo che finire per essere associati alla grigia figura del “Raccattasudicio” di Vasco Pratolini in “Cronache di poveri amanti”.

Ed infine, se “dallo studio è emerso che le emissioni odorigene dell’impianto interessano un’area limitata di raggio pari a circa 5 Km, con effetti di entità medio-bassa sui centri abitati presenti nell’area di riferimento” (: A.D. 2005) di fatto la delegazione pentastellata che il 14/03 si è recata in “gita” alle discariche di Legoli e La Grillaia di Chianni, ha lamentato profondo e comune malessere dall’averne respirato codeste emissioni.

Pertanto, vorremmo far valere la sentenza 12019 della Corte di Cassazione che seppur confermando che in materia di odori non esiste una normativa statale che fissi delle soglie, il criterio di riferimento deve restare quello della “stretta tollerabilità”!

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leggi anche: “SOLO IMBALLAGGI DI CARTA”

“SOLO IMBALLAGGI DI CARTA”

carta

La carta, questo prodotto della cellulosa non smette mai di affascinarci per quanto possa essere versatile nel suo uso e ri-uso. Infatti è questo il prodotto che può essere più, e meglio di tutti, scambiato nel mercato secondario per essere reimpiegato.

Come? Ma con la raccolta differenziata.

Con questa modalità, che non è altro che antico buon senso (chi non ricorda il caro e buon Cioddo?) agevoliamo ma soprattutto facciamo risparmiare un sacco di soldi, ma proprio un sacco, a quella/e Società che per conto delle Amministrazioni comunali effettuano la raccolta cosiddetta “Porta a Porta”.

Quindi la raccolta differenziata per non configurarsi come sfuttamento del lavoro, cioè di quel lavoro di diversificazione dei rifiuti non retribuito che il cliente-consumatore effettua a domicilio, chiederebbe una contropartita.

Quale? Servizi efficienti, aria salubre etc, etc…

E invece cosa si fa? Si tassa questa abitudine virtuosa con una tassa che prende il nome di TARI.

Perchè paradossalmente si finisce per tassare un impegno civico?

Per disincentivarlo?

Diveva Andreotti: “A pensar male ci si fa peccato, ma spesso ci si indovina”.

Infatti, si comprende bene che poco del lavoro nero svolto a domicilio servirà ad alimentare il circuito virtuoso del rifiuto zero semplicemente perchè è dall’indifferenziazione dei rifiuti che si lucrano i massimi profitti, dal momento che “Rifuto Zero = Profitto Zero”!

“Cosa ci combina il mercato, mi chiederete?” Ebbene si, perchè si parla di mercato quando si parla di soldi e senza economicità (almeno la copertura dei costi con i ricavi per non operare in perdita), non può esserci impresa, nemmeno pubblica.

Ed è su questo principio, esile (dipende da come lo si guarda), essenziale e robusto come l’acciaio, che si fanno profitti giganteschi.

Per cui se volessimo procedere a sviscerare il significato di mercato locale dei rifiuti, impattiamo in una pletora di Attori, Comparse, Controfigure che ruotano intorno alla Reverse Logistics.

Cita Wikipedia: “La logistica di ritorno o logistica inversa è il processo di pianificazione, implementazione e controllo dell’efficienza delle materie prime dei semilavorati, dei prodotti finiti e dei correlati flussi informativi dal punto di recupero (o consumo) al punto di origine con lo scopo di riguadagnare valore da prodotti che hanno esaurito il loro ciclo di vita […]

Altro quesito è il mercato locale dei rifiuti che risulta essere costituito da società pubbliche, miste e private.

Si tratta di: Geofor spa e della Belvedere spa di Peccioli e di altre realtà economiche, che paradossalmente e a ben guardare, più di tutte si conformano al principio della reverse logistics di cui sopra, come la Ferretti Demolizioni di Ponsacco, tanto per citarne una a caso.

Allora attenzione a tutto ciò che mettete nel sacco della carta.

Infatti tutto ciò che ai sensi umani parrebbe essere carta, difatto non lo è, come non lo sono tetrapack, carta da forno, carta per affettati e formaggi, carta lucida da disegno, scontrini fiscali su carta termica…

fonte: Rifiutario

Pertanto se questi contenitori li mettete nel suddetto sacco della carta, differenziate male la carta, che in gergo si dice “sporcare la Differenziata”, se li mettete nell’indifferenziata aggiungete un obolo al vostro centro di raccolta, che deve pagare per smaltirli in discarica.

Pertanto, per non essere indotti in ingannevole errore la pubblica amministrazione ha una grossa responsabilità: fare corretta formazione ed informazione su come debba essere svolta correttamente la raccolta differenziata ma soprattutto far cultura sui consumi responsabili, a partire dall’acquisto dell’imballaggio.

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leggi anche: “SOLO IMBALLAGGI DI VETRO”

“SOLO IMBALLAGGI DI VETRO”

vetro

Avendo quotidianamente a che fare con il concetto di rifiuto, continuiamo a discuterne.

Quello che ci è imposto di fare è la cosiddetta Raccolta differenziata ma perchè? Perchè “è ciò di cui il mercato -locale- ha realmente bisogno”.

Perchè i rifiuti sono solo business, affari.

Non a caso una ricerca fatta dall’università di Pisa, Studio dell’impatto economico a lungo termine della discarica di Legoli (SBRANA R, GANDOLFO A, ROSSI L), contribuisce a ridimensionare la paura che la collettività ha di questo mostro.

Infatti: “La discarica di Legoli, situata nel Comune di Peccioli, in provincia di Pisa, rappresenta un importante caso di successo che dimostra come una potenziale minaccia ambientale possa essere valorizzata e trasformata in una notevole opportunità di sviluppo economico. La ricerca si propone di stimare l’entità e la tipologia delle ricadute economiche originate dalla presenza pluriennale della discarica sul territorio del Comune di Peccioli”

Pertanto, pian pianino, ci inoltriamo in questa colossale macchina da guerra del PD per far soldi, perchè in queste cose bisogna guardare a ciò che abbiamo quotidianamente sotto gli occhi e su cui la demagogia politica pianifica processi di trasformazione culturale legati al significato delle parole.

Raccolta Differenziata: cosa vuol dire e come si fa. Meglio sarebbe, pertanto, se la declinassimo i verbi al condizionale, dal momento che di certo non c’è nulla e che anch’essa, la raccolta, evolve nel tempo diventando sempre più sofisticata. Quindi, per non dilungarci troppo vi invitiamo a prestare attenzione alle campane per la raccolta del Vetro.

Cosa c’è scritto? C’è scritto: “SOLO IMBALLAGGI DI VETRO”.

Il concetto è talmente fragile come le cose che codeste campane sono destinate a contenere e quindi sfidiamo chi si sia soffermato a riflettere sul concetto di “Imballaggio di Vetro”. Eppure è così! E le figure sull’etichetta, allo stesso tempo, ci invitano a riflettere.

Ebbene, è vero, solo imballaggi! Pertanto, superato il momentaneo sbigottimento e recuperata la concezione di sé stessi e cioè che pazzi non siamo ad intendere correttamente ciò che abbiamo letto, ci addentriamo nel significato di Imballaggio di Vetro. Come lo raccolgo, come sono tenuto a depositarlo nella campana perchè l’imballaggio di vetro possa rimanere integro senza rompersi.

Quindi, per rispondere adeguatamente all’imperativa richiesta affissa sulla campana, cosa dobbiamo fare? Paradossalmente niente di più di quello che ci viene richiesto. E se l’imballaggio, essendo di vetro, durante il suo volo all’interno della campana si rompesse?Nessun problema! Allora, mi direte, non ci siamo capiti: vuoi l’imballaggio e poi ti va bene anche rotto, ma che ragionamento é?

Infatti, ed è qui che nasce la mistificazione demagogica di chi ci utilizza per il suo puro vantaggio economico. Il vetro è un materiale prezioso se riutilizzabile. Pertanto per essere destinato a questo scopo deve contenere una certa quantità di minerali che solo gli imballaggi contengono. Quindi, se in questi pubblici raccoglitori andassimo a buttare il vetro di un bicchiere di cristallo, una teglia in vetro da forno (pyrex) o i cocci di una finestra rotta, per non parlare di ceramica, i minerali contenuti andrebbero a “sporcare” l’intero contenuto della campana, rendendolo non più compatibile con il concetto di “Differenziazione”.

Pertanto questo Rifuto dovrà essere necessariamente conferito solo in discarica, diventando merce, il cui valore è proporzionale al suo peso. E siccome non possiamo mettere in discussione la buona fede dei cittadini che sono obbligati a differenziare con queste regole, e siccome per il materiale di vetro esiste solo un unico processo di lavorazione che coincide con la prima differenziazione fatta nelle campane, siamo davvero sicuri che siano i cittadini ad alimentare questo ciclo “indifferenziato” dei rifiuti pagando per esso dapprima un servizio per la sua raccolta, e poi un ulteriore onere per il loro conferimento in discarica?

Comunque di una cosa possiamo esser certi che se fossero stati consultati i  Cittadini sulla formula da utilizzare per etichettare le campane del Vetro, Questi avrebbero semplicemente chiesto che ci fosse stato scritto ciò che queste devono contenere. Invece e purtroppo, con il ricorso ad un linguaggio involuto, si è scritto il contrario. Ed è con questa mistificazione della realtà, tra il ciò che è ed il ciò che dovrebbe essere, che si costruiscono ponti verso un indebito arricchimento.

nota: in un recente incontro con amministratori e consiglieri comunali tenuto presso la sede REVET, si è affermato che anche un semplice bicchiere in vetro non andrebbe conferito in campana, data la sua composizione. Però alcune aziende di crema da spalmare confezionano il prodotto in bicchieri di vetro e non in barattoli. A questo punto il suddetto bicchiere è un imballaggio (differenziabile) o è un rifiuto (indifferenziabile)? Il Rifiutario ci informa che bicchieri in cristallo, teglie in vetro da forno (pyrex) NON vanno conferite in campana del vetro. Di piatti e bicchieri in vetro non se ne parla.

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