Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
E’ accaduto con la richiesta di chiarimenti tecnici che hanno portato alla decisione di abbattere la scuola “R. Fucini”, adesso ci risiamo con il problema dell’oleodotto in Val di Cava. Il motivo alla base dell’ordinanza emessa dal Sindaco che ha autorizzato i camion di ENI S.p.A. a transitare da una strada privata per portare a termine i lavori di bonifica dell’area è stato “smentito” prima dalla multinazionale ed adesso anche dalla nostra amministrazione.
Di chi è la colpa? Di un refuso.
Si calpestano i diritti dei cittadini e la colpa è di un errore di stampa!
Il sindaco:
“poiché l’ordinanza è stata stilata più volte, sentito il parere del nostro legale e quindi è stato un semplice errore di redazione. Che non cambia l’opportunità e la necessità stessa dell’ordinanza e quindi le motivazioni che hanno condotto ad emanare l’ordinanza sulla base dei pareri espressi anche da organi terzi prima di tutto i vigili del fuoco del comando di Pisa.”
Il consigliere Luca Favilli:
“Ovviamente il Sindaco fa quello, segue le indicazioni della relazione dei Vigili del Fuoco. Chiaramente non c’è margine di trattativa in situazioni come questa. Non solo è fuori luogo, ma è fuori legge, è fuori dalla normativa.
Di fronte al rischio, a ragioni di salute pubblica ed a un rischio ambientale, soprattutto un Sindaco non può che emettere un’ordinanza basata sul parere dei vigili del fuoco e dell’ARPAT. Quindi non c’è nessun margine di manovra e di prerogativa, tantomeno.”
Ciò che non è stato detto è che sia il suggerimento inviato da ARPAT (nota prot. PI 01.03.29/12.5) al nostro Comune, sia la risposta del Corpo dei Vigili del Fuoco, interpellati da ENI S.p.a si basano entrambi, esclusivamente, su quanto riferitogli dalla multinazionale.
“Quanto illustrato dalla società incaricata …
Dunque, siamo di nuovo alle prese con un’anomalia tutta all’italiana.
Cosa dicono in sostanza i Vigili del Fuoco?
Che è necessario portare a termine la bonifica nella maniera più rapida e speditiva possibile, dunque si suggerisce il passaggio dei mezzi pesanti dalla strada indicata da ENI perché ENI ha detto che era quella la più breve, che erano sempre passati da lì, che l’asfalto era migliore e che il campo era già stato predisposto al passaggio dei camion.
La rapidità della multinazionale è sotto gli occhi di tutti visto che dal mese di ottobre 2017 a oggi, IL CANTIERE E’ ANCORA APERTO.
Sapete quante strade la multinazionale avrebbe potuto approntare in tutti questi mesi nel campo su cui ha una servitù di oleodotto? Infinite, e il cantiere oggi, forse sarebbe chiuso !
Ma non è soltanto questo che ci indigna.
A nostro avviso il refuso più grave, messo in campo da questa amministrazione è di essersi schierata sin dal suo inizio dalla parte di una multinazionale, piuttosto che mediare tra la stessa e i diritti di suoi cittadini. Ovviamente, salvaguardando al contempo la tutela dell’interesse pubblico alla salute, che non è MAI STATO MESSO IN DUBBIO !!!
L’amministrazione ha infatti, dichiarato pubblicamente che la causa del palese ritardo delle operazioni di bonifica (non ancora concluse dopo un anno) sono dovute alle interruzioni causate da un privato cittadino al cantiere.
Noi invece riteniamo che la responsabilità dei ritardi nella bonifica del sito, legati alle interruzioni del cantiere, sono da conferire in capo alla multinazionale piuttosto che agli abitanti della via delle Colline.
Tale strada infatti (foto sopra), risulta privata, e non gravata da alcuna servitù dell’oleodotto.
È bene ribadire che una servitù dell’oleodotto esiste e grava sulla proprietà del sig. D. P. con acceso da via Pinocchio, quindi strada di pubblica proprietà.
L’unico caso in cui sarebbe possibile accedere all’oleodotto, occupando, con una servitù temporanea* la strada delle Colline, è per ragioni urgenti di pubblica utilità, come quelle che si asserisce si siano verificate con la rottura dell’oleodotto.
Ma questa strada non è stata percorsa!
Riteniamo che l’unico soggetto responsabile dei ritardi del completamento delle attività di bonifica sia ENI S.p.a., la quale avrebbe potuto decidere, o di transitare da Via Pinocchio, strada pubblica, in forza della servitù stipulata ad hoc sul terreno privato del sig. D.P. per gli interventi sull’oleodotto, oppure optare per una costituzione temporanea di servitù su via delle Colline percorrendo l’iter stabilito dalla legge.
In entrambi i casi la multinazionale non sarebbe incorsa in interruzioni legate alle legittime rivendicazione dei proprietari della strada privata di via delle Colline.
Riteniamo che l’atteggiamento mostrato dall’amministrazione sia stato indirizzato più a giustificare l’operato “superficiale” di ENI Spa piuttosto che a tutelare i diritti dei propri cittadini, oltretutto in maniera così concitata tanto da produrre refusi su refusi.